AEP® System
Armonia Estetica Posturale

Giovanni Maver | odontotecnico posturo consapevole

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armonia del sorriso - equilibrio posturale

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Bite e placche dentali, due informazioni per saperne di più!

Bite e placche dentali

Bite e placche dentali

L’utilizzo di placche e bite, ha lo scopo di modificare la posizione mandibolare quando è patologica; cioè, quando a bocca chiusa, i denti vincolano tra loro mandibola e mascella, innescando delle tensioni o dolori muscolari/articolari alla bocca o al resto del corpo.

BITE E PLACCHE SONO TERMINI GENERICI, il termine bite deriva dall’inglese morso e lo si utilizza per i dispositivi non lisci che danno una posizione stabile e vincolata alla mandibola, mentre il termine placca, lo si utilizza per i dispositivi lisci che non danno una posizione vincolata alla mandibola.
Vi possono essere differenze poi in relazione a:
• posizione: sulla mascella o sulla mandibola,
• materiale: rigido, morbido, misto…
• approccio: gnatologico, gnatologico-posturale,
• obiettivi: dare una posizione terapeutica, resettare la posizione, stabilizzare la posizione, …….
• modalità di utilizzo: notturno , diurno, ….
• tecniche di ottimizzazione all’applicazione su paziente: nella regolazione, nel numero degli appuntamenti, …………

Vi sono perciò differenti tipologie di placche e bite e tutti in linea generale sono validi, fintanto che migliorano la salute del paziente.
Di seguito un esempio di placca e bite che con i Team protesici di cui faccio parte abbiamo messo a punto:

LA PLACCA DI RESETTAZIONE NOTTURNA AEP® System è una placca liscia, superiore o inferiore, in materiale morbido/rigido, ad approccio gnatologico/posturale o gnatologico. Viene regolata dal medico ogni tre settimane, in deglutizione e in chiusura volontaria per circa 4/6 mesi.

LA LOGICA DI UTILIZZO DERIVA DALLA VISIONE OLISTICA, cioè l’evidenza che il sistema uomo interagisce tra le sue parti e quindi la bocca può influenzare e venire influenzata dal resto del corpo. A seguito di questa considerazione, viene tolto il vincolo dentale con l’interposizione della placca tra mascella e mandibola, lasciando libero il corpo di esprimere così la sua capacità di autoregolarsi ricercando la fisiologia.
La placca notturna resetta così con il passare delle ore la posizione mandibolare patologica, perciò al risveglio, la posizione di riposo (a bocca socchiusa) è fisiologica. La posizione dei denti resta però invariata e quando si chiude la bocca dopo aver tolto la placca, si avvertono inizialmente dei contatti anomali, ma dopo un periodo di adattamento muscolare di circa 10/15 minuti (il tempo di far colazione), apparentemente tutto è come prima.
Allora perché il paziente sta bene?
Perché se non persistono problematiche esterne alla bocca, la muscolatura durante la notte ha potuto rilassarsi e caricare la “pila energetica”.
Ma, quando il paziente chiude la bocca durante il giorno (in fisiologia lo facciamo per circa 20 minuti al giorno durante la deglutizione), il vincolo dentale lo riporta lentamente verso la situazione di patologia, l’utilizzo però della “pila” caricata durante la notte, gli consente di mantenere silente la sintomatologia dolorosa fino alla sera quando rimetterà la placca.

Se il paziente vuole testare una soluzione definitiva, si passa a stabilizzare la posizione mandibolare ottenuta al risveglio con un bite di riprogrammazione diurno.

IL BITE DI RIPROGRAMMAZIONE DIURNO AEP® System è una placca non liscia a minimo ingombro volumetrico, inferiore o superiore, in materiale rigido, con approccio gnatologico/posturale o solo gnatologico. Viene regolato dal medico ogni tre settimane in deglutizione e in chiusura volontaria per circa 2/3 mesi.

L’UTILIZZO DEL BITE DIURNO HA COME OBIETTIVO, il vincolare tra loro mandibola e mascella nella nuova posizione mandibolare, in modo da poter testare in modo stabile ma provvisorio, il recupero della fisiologia di bocca e corpo.
Il percorso terapeutico è fin qui reversibile, se il paziente è soddisfatto del grado di salute e benessere raggiunto, si stabilizza definitivamente la situazione intervenendo protesicamente, ortodonticamente, o …..

Caso clinico pubblicato su “TEAMWORK Clinic” pdf scaricabile al link http://www.giovannimaver.it/articoli/09.pdf

“ AEP® System” armonia del sorriso, equilibrio posturale.

3 comments for “Bite e placche dentali, due informazioni per saperne di più!

  1. 26 Febbraio 2018 at 10:11

    Ho trovato questo post su Facebook, e incuriosito sono venuto a leggere quanto scritto su questa pagina.
    Purtroppo leggo molte inesattezze, che vengono scritte e divulgate ancora da chi ha poca esperienza clinica con i pazienti disfunzionali. Sui “Bite” si scrivere di tutto ma senza vera conoscenza applicativa sui pazienti, e si scrive più per idee proprie o per averle lette in giro da altre persone che non per aver applicato per decenni e decenni i “Bite” su migliaia di pazienti. La letteratura internazionale seria dice altro che è molto differente da quanto scritto nella pagina: “L’utilizzo di placche e bite, ha lo scopo di modificare la posizione mandibolare quando è patologica; cioè, quando a bocca chiusa i denti vincolano tra loro mandibola e mascella, innescando delle tensioni o dolori muscolari/articolari alla bocca o al resto del corpo……. Il vincolo dentale lo riporta lentamente verso la situazione di patologia”
    Qui infatti si parla ancora di OCCLUSIONE e POSIZIONE PATOLOGICA IMPOSTA DAI DENTI.
    Mi dispiace ma non sono i denti la causa delle disfunzioni e i bite non vanno più gestiti sulla base della regolazione sui contatti occlusali. L’occlusione è caso mai la vittima ma non certo la causa.
    Un cordiale saluto Alessandro Rampello

    • 27 Febbraio 2018 at 9:06

      Grazie per il tuo commento Alessandro, sono convinto che lo scambio costruttivo sia il modo per crescere e maggiore è la differenza di opinioni, maggiore è la possibilità di crescita. Concordo con te sul fatto che i denti non causano la disfunzione, ma sono le vittime che fissano il rapporto intermascellare. Ho visitato la tua pagina è ho visto il bite cognitivo – rieducativo – propriocettivo RIPARA®, bello il concetto degli equilibri reciproci e della stimolazione della lingua abbinata a esercizi rieducativi.
      In merito al resto del tuo post penso di essere stato frainteso, il mio intento era: nella prima parte dell’intervento evidenziare proprio che bite e placche sono termini generici e vi possono essere differenti obiettivi terapeutici, modi di progettare, costruire, funzionalizzare e …le placche i bite e gli altri presidi terapeutici. Credo che tutti in linea generale possano essere ritenuti validi, fintanto che migliorano lo stato di salute del paziente. Nella seconda parte dell’intervento, mettevo come esempi placca e bite che con i medici con cui collaboro abbiamo messo a punto. L’obiettivo è con la placca di resettare il sistema e con il bite di riprogrammare il sistema. Sono un odontotecnico protesista e mi occupo di interazioni tra bocca e postura dal 92 con i team protesici di cui faccio parte, l’obiettivo che ci prefiggiamo è ove necessario, lo stabilizzare la situazione protesicamente. Il fine di placca e bite in relazione a ciò, è testare il sistema prima di apportare qualsiasi modifica definitiva. Un esempio di questa logica di lavoro le trovi nei due articoli che abbiamo pubblicato su “TEAMWORK Clinic” e che sono disponibili in pdf al link. http://www.giovannimaver.it/articoli/09.pdf
      http://www.giovannimaver.it/articoli/06.pdf .
      Se ti va leggerli e poi risentirci per darmi la tua opinione mi farebbe piacere. Buona serata.

  2. 26 Febbraio 2018 at 10:12

    riprovo invio:
    Ho trovato questo post su Facebook, e incuriosito sono venuto a leggere quanto scritto su questa pagina.
    Purtroppo leggo molte inesattezze, che vengono scritte e divulgate ancora da chi ha poca esperienza clinica con i pazienti disfunzionali. Sui “Bite” si scrivere di tutto ma senza vera conoscenza applicativa sui pazienti, e si scrive più per idee proprie o per averle lette in giro da altre persone che non per aver applicato per decenni e decenni i “Bite” su migliaia di pazienti. La letteratura internazionale seria dice altro che è molto differente da quanto scritto nella pagina: “L’utilizzo di placche e bite, ha lo scopo di modificare la posizione mandibolare quando è patologica; cioè, quando a bocca chiusa i denti vincolano tra loro mandibola e mascella, innescando delle tensioni o dolori muscolari/articolari alla bocca o al resto del corpo……. Il vincolo dentale lo riporta lentamente verso la situazione di patologia”
    Qui infatti si parla ancora di OCCLUSIONE e POSIZIONE PATOLOGICA IMPOSTA DAI DENTI.
    Mi dispiace ma non sono i denti la causa delle disfunzioni e i bite non vanno più gestiti sulla base della regolazione sui contatti occlusali. L’occlusione è caso mai la vittima ma non certo la causa.
    Un cordiale saluto Alessandro Rampello

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